Ricordo quella mattina di marzo perché faceva veramente freddo, e non avevo alcuna voglia di alzarmi alle 4 per prendere il treno. Tra l’altro, abitando in provincia, a quell’ora non c’è verso di arrivare alla stazione centrale di Milano in treno. Mi sono dovuto recare in auto fino a Saronno e da lì in pullman fino a Milano. Uno sbattimento. Ma purtroppo, come dire, a volte “ti tocca”.

A quell’ora di solito non ti viene voglia di socializzare con il vicino di posto. Sul Freccia Rossa poi, le persone che fanno parte del tuo scompartimento virtuale normalmente sono quattro. Quindi, un sorriso di circostanza e al più l’augurio di una buona giornata, poi si comincia a sonnecchiare o ad armeggiare con lo smartphone per scaricare l’improbabile posta ricevuta nel corso della notte.

Quel giorno, o quella notte, a seconda dei punti di vista, complice il fatto che dovevo aver sbagliato a prenotare il biglietto, considerato che ero finito in business, la mia unica compagna di viaggio se ne stava già immersa nella lettura di un libro. Non so voi, ma personalmente non riesco ad innescare il cervello prima delle 8, quindi il fatto di leggere un libro alle 6 del mattino per quanto mi riguarda suona assolutamente inconcepibile.

Il sole era già alto, e credo fossimo dalle parti di Bologna quando, alzando lo sguardo dallo smartphone, mi accorsi che la tipa stava leggendo un libro che avevo terminato giusto qualche settimana prima. Un libro del Vasari, scritto in fiorentino antico. Credo che le probabilità di incontrare una persona che abbia letto quel libro siano pari a quelle di vincere il primo premio della lotteria nazionale senza acquistare il biglietto.

Cominciammo a conversare sull’argomento, e a disquisire sui vari pittori di cui l’autore aveva tracciato la biografia. Emerse da subito un evidente interesse reciproco per l’arte, di cui intuivo nella donna una formazione culturale in tal senso. Personalmente sono appassionato d’arte, in qualunque forma si manifesti. Dalla pittura alla scultura, dall’architettura al teatro, dalla musica alla scrittura. In ambito pittorico propendo per l’arte contemporanea, piuttosto che per quella rinascimentale.

Le dissi che anch’io avevo scritto qualcosa, sebbene la mia fama non fosse neppure lontanamente paragonabile a quella dell’autore del libro che teneva in mano.

Parve incuriosita della circostanza, e la conversazione si spostò su HOLZOMONO, uno dei miei romanzi, ambientato in Val d’Ossola, che la signora conosceva essendoci stata da piccola.

Mi capita di rado di trovare da subito una forte sintonia con qualcuno che conosco da pochi minuti. Di solito mi servono svariati incontri per scrollarmi di dosso quella sensazione iniziale che puntualmente si dimostra sbagliata. Ma in quella circostanza percepì proprio un’attrazione intellettuale evidente per quella donna, che chiamerò Angela. Una donna già avanti con gli anni, intorno ai sessanta, forse qualcosa di più. Molto elegante e curata. Una voce sottile ma decisa, che lasciava intuire una buona cultura di base, come dicevo, presumibilmente di tipo artistico.

Ci alzammo per prendere un caffè. Si era creato una sorta di feeling, che normalmente due estranei fanno fatica a mettere insieme dopo sole due ore di conoscenza. Non so se è capitato a qualcuno di voi, eppure a volte succede di incontrare qualcuno e di trovarsi talmente bene che ti pare di conoscerlo da sempre. Quella volta successe proprio così.

Tornati ai nostri posti mi chiese cosa facessi nella vita, e dopo averle raccontato qualcosa di me, di rimando posi a lei la stessa domanda.

Fu così che la storia prese forma. Una storia assurda, incredibile. Stetti ad ascoltare quella vicenda che aveva le connotazioni di un romanzo sin dalle prime parole.
Una storia di lettere scritte e mai spedite. Una storia di disperazione, ma anche di passione. Una vicenda sconcertante, che avrebbe sempre desiderato tradurre in un libro ma che per una ragione o per l’altra non aveva mai fatto.

Mi chiese se fossi interessato a conoscere la vicenda nei particolari, e ovviamente risposi di si.

Solo al termine compresi che una delle protagoniste di quello che avevo creduto essere un romanzo, ma che in realtà era accaduto davvero, stava seduta di fronte a me.

In arrivo alla stazione Termini di Roma ci scambiammo i numeri di telefono, e concordammo di sentirci per approfondire il discorso. Cosa che avvenne nelle settimane successive. Fino a quando decidemmo di incontrarci di persona nella sua casa di Basilea, in Svizzera, per tradurre il tutto in un libro.

Così prese forma IL MOMENTO DI VOLARE. Un’opera nata per caso, in una giornata qualsiasi, in un qualsiasi viaggio in treno, che molti compiono quotidianamente.

Un incontro fortuito? Si è trattato veramente di un caso o fa parte di un preciso disegno del destino? Me lo sono chiesto spesso, e non sono mai riuscito a darmi una risposta.

Lo chiedo a voi. E’ davvero tutto già scritto, prima ancora che veniamo al mondo? O le cose accadono perché devono accadere, per una concatenazione di eventi, per una sommatoria di circostanze che dipendono dalle scelte che facciamo ogni giorno?

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate a riguardo. Commentate qui sotto.

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